Nell’articolo di oggi vediamo insieme cos’è un ponte termico, quanti tipologie ne esistono, quando e perché è importante verificare un ponte termico e come farlo con il metodo del calcolo agli elementi finiti previsto dalla norma UNI EN ISO 10211:2018.
La norma UNI EN ISO 14683:2018[1] definisce il ponte termico come “parte dell’involucro edilizio dove la resistenza termica, altrove uniforme, cambia in modo significativo per effetto della compenetrazione totale o parziale di materiale con conduttività termica diversa nell’involucro edilizio e/o la variazione dello spessore della costruzione e/o la differenza tra l’area della superficie disperdente sul lato interno e quella del lato esterno, come avviene in corrispondenza dei giunti tra parete e pavimento o parete e soffitto”.
In altre parole, i ponti termici sono parti dell’involucro in cui cambia l’andamento del flusso di calore. In corrispondenza di alcune parti dell’edificio, le temperature superficiali interne diminuiscono e, di conseguenza, aumentano le perdite attraverso l’involucro.
Ecco perché laddove c’è un ponte termico si crea una concentrazione del flusso termico e le isoterme hanno andamento curvo e convergente, anziché uniforme e rettilineo.
Inoltre, al modificarsi della geometria della parete il ponte termico può essere lineico, se la geometria è bidimensionale, o puntale se la geometria è tridimensionale.
Esistono due tipologie di ponte termico:
In prossimità dei ponti termici, oltre a dispersione di energia, può succedere che:
Nella nuova progettazione, in particolare, è obbligatorio perché bisogna verificare l’assenza della formazione di muffa. Nelle costruzioni esistenti, invece, è obbligatorio se si vuole fare una riqualificazione.
Dunque, in entrambi i casi è molto importante verificare se:
La norma UNI EN ISO 14683 propone diversi metodi di calcolo con un diverso livello di affidabilità.
Quando si vuole fare una stima veloce e non troppo accurata della dispersione energetica provocata dal ponte termico si possono usare abachi o fare il calcolo manualmente, tenendo conto che l’incertezza dei risultati è del 20%, in valore assoluto.
Se, invece, si vuole fare un’analisi precisa e puntuale è meglio utilizzare software che prevedono il calcolo agli elementi finiti, come THERM, conforme e validato secondo la norma UNI EN ISO 10211:2018, molto conosciuto e scaricabile gratuitamente. In questo caso, infatti, l’incertezza è del 5%.
Con THERM si può modellare il singolo ponte termico specificando geometria e materiali del nodo che si vuole analizzare in modo da poter evidenziare l’andamento delle isoterme.
Questo metodo è il migliore per calcolare i ponti termici degli edifici moderni, per i quali, è praticamente impossibile trovare corrispondenze nei classici abachi.
Durante la diagnosi energetica di un edificio moderno, costruito intorno agli anni 2010-2015, con una struttura completamente diversa da quelle classiche con solaio in latero cemento, abbiamo analizzato alcuni ponti termici tra cui:
in cui in entrambi i casi la parete è in calcestruzzo.
Nel caso del nodo copertura – parete, come si vede nella figura generata con THERM, l’andamento delle isoterme non è del tutto uniforme. Ciò nonostante risulta che la temperatura nel punto di raccordo è di 17,1 °C, ovvero il nodo è verificato perché la temperatura supera i 16,7°C stabiliti come riferimento dalla normativa UNI EN ISO 13788 per verificare l’assenza del rischio di formazione di muffa in quel punto.
Per quanto riguarda, invece, il nodo solaio – parete, qui le isoterme sono perfettamente rettilinee e la temperatura nel punto critico è verificata.
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