Quando si parla di riqualificazione, con la sostituzione delle finestre o l’installazione di un cappotto termico, molti temono la formazione delle classiche macchie scure nelle pareti interne, tra la parete e il telaio dell’infisso. Macchie dovute a condensa che nei casi più gravi portano poi alla formazione di muffa.
Si tratta del ponte termico nelle finestre, ovvero il nodo parete – infisso, un punto molto delicato dell’involucro edilizio che richiede sempre attenzione.
Da molti anni ci sono agevolazioni e detrazioni che permettono di sostituire le finestre, uno dei punti più deboli dell’involucro edilizio e spesso il responsabile delle maggiori dispersioni di calore. Dal 2020 si è aggiunto il Superbonus 110% che, però, considera l’intervento come trainato. Dunque per poterlo realizzare bisogna prima intervenire con un intervento trainante, come l’installazione di un cappotto termico in facciata.
Dopo un attento studio dello stato di fatto per capire come intervenire è importante agire in modo corretto altrimenti il ponte termico che si crea in questo punto potrebbe portare alla formazione di condense e muffe. Non basta scegliere l’isolante o l’infisso giusto, bisogna capire anche come posarlo perché ciò può fare la differenza – come vedremo più avanti – nel raggiungimento di valori che permettono il salto di due classi energetiche, requisito fondamentale per l’accesso al Superbonus 110.
Consideriamo un esempio pratico: un edificio degli anni ’50 con la struttura in muratura tradizionale da 30 cm realizzata in mattoni pieni e finestre con vetro semplice e telaio in legno.
Ipotizziamo di intervenire con la realizzazione di un cappotto termico, con l’inserimento di un isolante in EPS – Polistirene Espanso Sinterizzato con Grafite – dello spessore di 12 cm e che ha conducibilità 0,032 W/mK. Dopo l’intervento la parete, che prima aveva una trasmittanza di circa 1,7 W/m2K, raggiungerà il valore di trasmittanza previsto dalle norme, ovvero 0,23 W/m2K.
Se non interveniamo sulle finestre, il solo telaio ha una trasmittanza 1,9 W/m2K, mentre il vetro può avere una trasmittanza anche di 5 W/m2K. Valori più alti alti di quelli della muratura non isolata, decisamente altissimi in confronto a quelli di una parete con il cappotto. Ovviamente sarebbe sempre meglio – soprattutto nel caso di infissi semplici – sostituire le finestre. Questo intervento risulterebbe inoltre trainato da interventi più importanti – detti trainanti – come il cappotto. Se la spesa, poi, rientra nei massimali stabiliti dall’art. 119 del Decreto Legge 77/2020 (ex Decreto Rilancio) anderebbe in detrazione del 110% insieme agli altri interventi.
Ma cosa succede poi nel nodo parete – infisso? Come dovremo posizionare l’isolante? A filo con la parete o facendolo risvoltare fino al telaio dell’infisso? Per capire in quale caso raggiungiamo prestazioni migliori, analizziamo il ponte termico esistente in entrambi i casi. Faremo anche un confronto tra il calcolo agli elementi finiti e l’utilizzo degli abachi.
Consideriamo il telaio di una finestra posizionata a filo interno e analizziamo il nodo parete-infisso con THERM, software gratuito di calcolo agli elementi finiti sviluppato da Lawrence Berkeley National Laboratory (LBNL), conforme e validato secondo la norma UNI EN ISO 10211:2018.
In particolare consideriamo due casi diversi: isolante che risvolta fino al telaio dell’infisso, figura 1, e isolante che non risvolta sull’infisso, figura 2.
Risultati di calcolo:
Risultati di calcolo:
Dalle due analisi risulta che senza il risvolto dell’isolante la dispersione da ponte termico è circa 5,5 maggiore rispetto alla situazione in cui si ha il risvolto dell’isolante.
Dunque se non si fa rigirare l’isolante anche nella parte interna il valore di trasmittanza potrebbe non abbassarsi a sufficienza da permettere il salto di due classi energetiche, requisito necessario per l’accesso al Superbonus 110%. Inoltre se vi ricordate in un precedente articolo avevamo detto che il rischio di formazione di muffa si ha quando la temperatura superficiale delle pareti è inferiore a 16,7 °C. Per cui nel caso 1 la verifica è soddisfatta, mentre non lo è nel caso 2, caso in cui potrebbe formarsi la muffa in prossimità dell’attacco tra infisso e parete.
Un metodo alternativo al calcolo agli elementi finiti è quello dell’uso di abachi. Analizziamo lo stesso nodo parete – infisso per vedere quali risultati abbiamo. Ancora una volta la figura 1 mostra il caso dell’isolante che risvolta, mentre la figura 2 il caso dell’isolante che non risvolta.
Risultato di calcolo: trasmittanza termica lineica Ψi = 0,030 [W/mK]
(2)
Risultati di calcolo: trasmittanza termica lineica Ψi = 0,307 [W/mK]
Risulta chiaro confrontando i due metodi per il calcolo del ponte termico nel nodo parete – infisso che con il solo utilizzo degli abachi abbiamo risultati poco precisi: nel caso dell’isolante che risvolta lo scostamento è di circa il 25%, nel caso dell’isolante che non risvolta di circa il 47%.
Sono scostamenti importanti che rischiano di impedire l’accesso al Superbonus. Il salto di due classi, infatti, va dimostrato con un APE – Attestato di Prestazione Energetica – post intervento e un’asseverazione del tecnico. Inoltre con l’utilizzo degli abachi non è possibile verificare le temperature superficiali per capire se si ha il rischio di formazione di muffa.
Dunque è possibile riqualificare il nodo parete – finestra in modo efficace, studiando bene la posa dell’isolante e valutando la necessità o meno di sostituire l’infisso. Ovviamente ogni caso è diverso ed è per questo che è bene affidarsi a metodi di calcolo del ponte termico precisi come l’analisi agli elementi finiti.
Più avanti vedremo analizzeremo come riqualificare del tutto le finestre: dall’infisso, al davanzale, al cassonetto. In un articolo precedente abbiamo affrontato cosa sono i ponti termici, quali sono i più comuni, come analizzarli e quali problemi possono causare. Avevamo parlato nello specifico del nodo copertura – parete.
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